Dai Principi Contabili Nazionali OIC un esempio di (dis)educazione finanziaria

Gli ultimi anni ci hanno riservato un cambiamento di scenari ai quali non eravamo abituati: cambiamenti talmente profondi da aver soverchiato conoscenze che si davano per consolidate (vedesi paradigmi macroeconomici che non si realizzano o riscontrano) o stravolto rapporti nonché le dinamiche e regole che li governavano (vedesi il rapporto Cliente-Banca).

In un siffatto contesto, la produzione legislativa e regolamentare si affanna ad aggiornarsi alle mutate condizioni ma, troppo spesso, accade che le innovazioni introdotte risultino inadeguate se non controproducenti.

Leggo sempre più frequentemente articoli sull’evoluzione del ruolo del Commercialista, del ruolo aziendalistico che sempre più dovrà assumere questa professione, della centralità di questa figura professionale nel diffondere presso i clienti una cultura finanziaria adeguata ed un approccio corretto con il credito bancario.

Spesso ho assistito a sterili (anche se non del tutto immotivate)  dispute tra categorie professionali sul “riconoscimento delle reciproche competenze” anche se, in realtà, sembrava più una rivendicazione della paternità della clientela.

La centralità ed importanza del ruolo consulenziale del Commercialista è innegabile, sia per la trasversalità delle materie che deve affrontare, sia per il ruolo che gli viene conferito dallo stesso cliente quando lo tratta come consigliere di “prima istanza” anche su temi dai quali, quest’ultimo, vorrebbe stare ben lontano (non si contano gli aneddoti esilaranti, che confidenzialmente mi sono stati raccontati nella pausa caffè, tra una pratica e l’altra, da alcuni Commercialisti su cosa i clienti riescano a chiedere).

Ciò mi porta a vedere nella categoria uno dei principali “strumenti” mediante il quale si dovrà rifondare il rapporto Cliente-Banca, rapporto deterioratosi nel profondo (anche) per carenza di trasparenza.

Orbene, quando si parla di trasparenza in merito al rapporto di credito si finisce sempre per pensare alle rivendicazioni della clientela nei confronti del sistema bancario (la giurisprudenza generosamente ci evidenzia quanto le banche difettino in ciò), ma molto meno frequentemente si parla della poca trasparenza del Cliente!

Pur tralasciando le patologie del rapporto (bilanci artatamente non rappresentativi della situazione economico-finanziaria dell’azienda) la trasparenza si realizza anche mediante la fornitura di una documentazione adeguata: a tal proposito, nel recente passato ho scritto un articoletto dal titolo provocatorio MERITO CREDITIZIO: bilancio abbreviato ….. che “scivolone”!

Vien da sé che, studiando i nuovi Principi Contabili Nazionali, non possa che aver avuto un motto di disapprovazione per alcune scelte operate.

Sul bilancio aggregato e sulla inadeguatezza in termini di trasparenza riporto parte di quanto ho già avuto modo di scrivere (mi si perdoni il tono provocatorio).

Il bilancio abbreviato potrà aver dalla sua il beneficio del minor impegno in termini di elaborazione ed aggregazione dei dati (il responsabile amministrativo gliene sarà grato), rappresenterà un minor costo (lo stesso commercialista, probabilmente, meno oberato, sarà felice di applicare una parcella di favore) ma bisognerebbe chiedersi qual'è il contraltare di "cotanta fortuna".

Se ci si sforzasse di ricordare che il bilancio CEE è il "biglietto da visita" con cui l'Azienda si presenta, quanto meno, ai fornitori ed al Sistema Creditizio, allora, come diceva qualcuno ..<<...la domanda sorge spontanea>>: il bilancio in forma abbreviata, è una presentazione adeguata dell'azienda?  Parafrasando esperienze ed abitudini di vita comune, si potrebbe dire che è come andare in Chiesa in canotta, bermuda ed infradito, oppure, per chi non ha problemi di questa genere, come andare a prendere una bella donna per portarla a cena, e presentarsi con la macchina tutta infangata .... 

Il bilancio in forma abbreviata e relativa nota integrativa sono troppo poco dettagliati, le voci vengono aggregate all'esasperazione, al punto che, da una sua lettura, non si ha una rappresentazione della situazione economico-finanziaria dell'azienda.

Quanto al merito creditizio, il rating Basilea III verrà compiutamente calcolato, ma l'analisi di importanti indici di bilancio, ai quali il sistema creditizio pone grande attenzione, non sarà possibile se non mediante un'imputazione "manuale" dei dati, ricercati nel bilancio contabile, con tutto ringraziamento per il lavoro aggiuntivo che dovrà essere compiuto in banca e con il rischio che tale elaborazione non avvenga nel modo ideale (chi la farà, infatti, non conoscerà l'azienda, il piano dei conti ecc.).

In un periodo di credit crunch e di prolungata, nonché profonda, crisi economica, i bilanci difficilmente riportano situazioni lusinghiere: solo con la trasparenza ed una grande professionalità ci si può aspettare (o quanto meno sperare) che il Sistema Creditizio sia di supporto.

 

Veniamo ad alcune delle novità recentemente introdotte dai Principi Contabili Nazionali:

  • introduzione del rendiconto finanziario per i bilanci redatti in forma ordinaria – esclusione per i bilanci abbreviati;
  • introduzione della valutazione al “costo ammortizzato” di crediti/debiti per i bilanci redatti in forma ordinaria – esclusione per i bilanci abbreviati;
  • introduzione delle valutazioni al “fair value” dei contratti derivati per i bilanci redatti in forma ordinaria ed abbreviata;

I parametri per la redazione del bilancio in forma abbreviata sono rimasti invariati (non merita accennare alle micro-imprese):

  • totale Stato Patrimoniale fino a 4.400.000 Euro
  • ricavi delle vendite e prestazioni fino a 8.800.00 Euro
  • numero medio dei dipendenti durante l’esercizio fino a 50.

I nuovi adempimenti introdotti per il bilancio ordinario rispondono all’esigenza di una maggiore trasparenza ed alla volontà di seguire gli standard internazionali: di sicuro rilievo risulta essere l’introduzione dell’obbligo di redigere il rendiconto finanziario (per i bilancio in forma ordinaria), che sarebbe auspicabile fosse attentamente analizzato e profondamente compreso dalla stessa Azienda (troppo spesso la PMI vede nell’apparato contabile solo un adempimento civilistico-fiscale e non uno strumento strategico).

Tuttavia, premesso che nei limiti imposti per potersi “agevolare” del bilancio abbreviato rientra una fetta importantissima delle PMI e che quest’ultime sono, oltreché l’ossatura del nostro sistema economico, quelle che maggiormente hanno risentito del credit crunch,  l’aver aumentato il differenziale di adempimenti rispetto la redazione di un bilancio ordinario non farà altro che dissuaderle dal compiere “il grande passo” verso un corretto approccio con il sistema creditizio.

A parere dello scrivente sarebbe stato più opportuno abbassare significativamente i limiti oltre i quali scatta l’obbligo della redazione in forma ordinaria con annesso rendiconto finanziario (l’educazione finanziaria è fatta non solo di raccomandazioni lungimiranti dei consulenti ma, anche, di regole avvedute)  e riservare a requisiti dimensionali più elevati gli onerosi criteri di valutazione introdotti (costo ammortizzato e fair value).

dott. Stefano Chiodi

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